A TESTA IN GIU’ – IL DISCORSO DELL’ODIO
A TESTA IN GIU’ – IL DISCORSO DELL’ODIO
“Se vi state chiedendo dove porti il fascismo, chiedetelo a Benito Mussolini e alla sua amante Claretta”.
Con questa didascalia l’attore Jim Carrey nel marzo 2019 pubblicò su Twitter un suo disegno, che ritraeva il Duce e la Petacci impiccati a testa in giù a Piazzale Loreto.
Una vignetta da attivista anti-Trump, che mi è tornata in mente in questi giorni nel vedere quanto sta accadendo dalla campagna elettorale ad oggi mentre si sta strutturando in Italia un governo di centrodestra con la prima donna Presidente del Consiglio dei Ministri, l’Onorevole Giorgia Meloni.
Dalle librerie che esponevano l’immagine di copertina rovesciata del libro “Io sono Giorgia”, si è arrivati che online e in strada si può trovare esposto il volto capovolto del Premier.
In verità a testa in giù vengono esposti in diversi: il Presidente del Senato Ignazio La Russa, il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, il ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella, il senatore forzista Maurizio Gasparri, l’assessore della Regione Piemonte Elena Chiorino, e altri.
“Opposizione dura” e “resistenza feroce” sono gli slogan di sintesi, che esaltano il mito di Piazzale Loreto e caldeggiano un clima di ostilità chiamando alla crociata contro l’esito democratico delle urne.
Ma le espressioni di odio sono davvero lecita libertà di espressione del pensiero?
La Procura della Repubblica di Roma, dott. Michele Prestipino, ha aperto un fascicolo per le frasi apparse all’indomani dell’elezione del Presidente del Senato all’indirizzo di Ignazio La Russa, che vedevano il suo nome scritto all’ingiù, ipotizzando i reati di minaccia e oltraggio a un Corpo politico, articoli 338 e 342 c.p.
A prescindere da ciò, salvo non si tratti di atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, art.604 bis c.p., il che non è nel caso di specie, il reato di odio, di discorsi di odio, di organizzazioni di odio, non esiste.
Ciononostante “il discorso dell’odio” ossia “il fatto di fomentare, promuovere o incoraggiare, sotto qualsiasi forma, la denigrazione, l’odio o la diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo, nonché il fatto di sottoporre a soprusi, insulti, stereotipi negativi, stigmatizzazione o minacce una persona o un gruppo e la giustificazione di tutte queste forme o espressioni di odio testé citate, sulla base … delle convinzioni … e di altre caratteristiche o stato personale”, giusta la definizione data dalla Commissione Europea con la raccomandazione di politica generale n. 15 dell’8 dicembre 2015, esiste e impone una riflessione.
Il punto a mio avviso è che la libertà di manifestazione del pensiero non può includere discorsi di ostile intolleranza, in tal senso Tribunale di Roma, Ordinanza, 23/02/2020.
L’incitamento all’odio alimenta stimoli capaci di portare terze persone ad attuare condotte discriminatorie, violente, eversive.
Non vorrei che a non censurare oggi le espressioni di odio in nome di una mal concepita libertà di manifestazione del pensiero, che tutto consente e tutto giustifica, ci svegliassimo un giorno che quest’ultima è stata davvero lesa e con essa la democrazia.
Porto San Giorgio, li 30/10/22.
Avv. Andrea Agostini