DISPETTI SUL POSTO DI LAVORO: può costare caro
DISPETTI SUL POSTO DI LAVORO: può costare caro
Scherzi continui tra colleghi di lavoro integrano lo stalking? Fare il bullo sul posto di lavoro non conviene.
Uno scherzo sporadico è normale nelle relazioni umane, ma quando si pone in essere un’ azione continuativa volta a ridicolizzare e umiliare il collega di lavoro, si va ben oltre una semplice presa in giro.
La vittima di questi dispetti continuativi può infatti arrivare ad accusare un forte stress emotivo, un grave stato ansioso fino a vedersi costretta ad isolarsi all’interno del contesto lavorativo per poi doversi allontanare prima saltuariamente poi magari in via definitiva dal posto di lavoro per cercare di ritrovare la serenità perduta.
In questi casi si consuma il reato di atti persecutori.
Responsabile del danno è soltanto lo stalker, ma in solido anche il datore di lavoro in quanto l’illecito si è compiuto in occasione dell’esercizio dell’attività lavorativa.
I soldi forse non basteranno a chiudere la questione.
Infatti pagare il risarcimento servirà a riparare il danno e a estinguere il reato, soltanto se la vittima acconsente e spontaneamente procede a ritirare la querela.
Ipotesi questa peraltro non praticabile nell’ipotesi la persona offesa sia un disabile, magari preso di mira e messo alla berlina proprio per la sua menomazione: la particolare debolezza della vittima diversamente abile comporta infatti la procedibilità di ufficio del reato.