E’ possibile farsi restituire “la mazzetta”? Una storia italiana
E’ possibile farsi restituire “la mazzetta”? Una storia italiana
Le bustarelle non sono certo prerogativa esclusiva del nostro popolo, ma forse accade solo in Italia che si possa andare in Tribunale (Torre Annunziata) quindi in Corte di Appello (Napoli) e infine addirittura in Cassazione per cercare di farsi restituire la mazzetta per il mancato favore.
Un padre versa a chi dice di avere le giuste conoscenze al Banco di Napoli ben 20.650/84 euro per l’assunzione della figlia. Il posto di lavoro non arriva e allora l’uomo sporge denuncia per truffa e millantato credito, ma interviene la prescrizione dei reati. Si tenta allora l’azione civile di ripetizione di indebito, ma anche questa inutilmente.
Infatti l’ordinanza 3 aprile 2018 n. 8169 della VI Sezione Civile della Suprema Corte afferma che dare danari per “un interessamento vero o presunto per l’ottenimento di un posto di lavoro e ciò a prescindere dall’esito magari anche negativo della trattativa immorale” è condotta contraria non solo all’ordine pubblico, ma anche al buon costume e per tale ragione non vi è diritto ad alcuna restituzione della tangente versata perché “in pari causa turpitudinis, melior est condicio possidentis” (quando si hanno fini abietti, sta meglio chi ha le monete in mano).
Insomma se si danno soldi per qualche ragione contraria alla legge o all’ordine pubblico, si può chiedere la restituzione, ma se si va anche contro il buon costume, la cosa è più grave e si perde ogni diritto.
Niente di nuovo sotto il sole: si tratta di una regola di diritto ben nota anche agli studenti del primo anno di giurisprudenza.
Allora perché mai suscita tanto clamore mediatico la pronuncia dei giudici del Palazzaccio?
La risposta è semplice e non è nel diritto, ma nel nostro costume.
Da manuale di studi lo studente sa che è contrario al buon costume non solo ciò che infrange le regole del pudore sessuale e della decenza, ma anche ciò che urta i principi e le esigenze etiche della coscienza collettiva, la morale sociale.
Nella vita di tutti i giorni accade però che l’Istat con la pubblicazione del 12 ottobre 2017 “La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie” rilevi come il sistema delle raccomandazioni nella ricerca del posto di lavoro (e non solo) sia così diffuso da essere considerato una pratica quasi normale.
Ciò solo può spiegare come possa accadere che un corruttore possa ritenersi nel giusto lamentando ai giudici l’inutilità della mazzetta per invocarne la restituzione.
Avv. Andrea Agostini