GUARDIE E LADRI: la sicurezza in Italia
GUARDIE E LADRI: la sicurezza in Italia
La sicurezza in Italia? Come giocare a guardie e ladri.
E’ mai possibile l’indomani della violenza subita, la vittima del reato debba vedersi girare attorno i figuri responsabili del crimine?
La domanda deriva da due episodi di violenza che nei giorni scorsi hanno particolarmente scosso l’opinione pubblica.
Il primo del 20 marzo consiste in una rapina al supermercato di Casabianca di Fermo dove per poche banconote il titolare viene ferito a coltellate a sfregio permanente del volto. Già l’indomani i due giovani responsabili, un marocchino e un albanese, vengono identificati e denunciati a piede libero. Quindi il 28 marzo scattano per i presunti criminali le misure cautelari degli arresti domiciliari per l’uno e dell’obbligo di dimora per l’altro.
Il secondo accade nella notte tra il 26 e il 27 marzo quando tra Civitanova Marche e Porto San Giorgio si consumano più furti con spaccata: un’auto viene usata da un minorenne tunisino e da una donna fermana come ariete contro le vetrine di diverse attività commerciali, provocando ingenti danni materiali, specie se stimati a fronte dei pochi danari rubati. I presunti responsabili vengono presto beccati con ancora a bordo il registratore di cassa di uno dei derubati. Identificati, sono denunciati a piede libero.
Da una parte l’impegno costante e determinato delle Forze dell’Ordine a presidio di sicurezza del territorio, dall’altra parte il senso di impotenza dei cittadini onesti nei confronti di una criminalità sempre più diffusa, nel mezzo la misura precautelare dell’arresto in quasi flagranza da parte della Polizia Giudiziaria nei confronti di chi “subito dopo il reato” viene “inseguito” o “sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato immediatamente prima”.
Il timore di una ritorsione a seguito della denuncia, la voglia rabbiosa di farsi giustizia da se stesso, animano l’opinione pubblica di chi vorrebbe una pronta reazione istituzionale nella repressione dei crimini, quindi subito l’arresto di chi appare colpevole a seguito di un’indagine investigativa rapida, condotta nell’immediatezza del reato.
Una scelta giustizialista che però rischia di collidere con la tutela costituzionale del più importante dei diritti, l’inviolabilità della libertà personale.
Di qui l’orientamento garantista per il quale il potere della Polizia Giudiziaria di arrestare taluno deve dirsi assolutamente eccezionale e giustificabile solo a fronte dell’altissima probabilità, meglio la certezza, della colpevolezza dell’arrestato.
La delicatezza della questione ha preteso nel settembre del 2016 l’intervento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione perché decidesse della legittimità di un arresto intervenuto sulla base di informazioni della vittima o di terzi fornite nella immediatezza del reato.
Ebbene un tale arresto deve dirsi illegittimo perché l’attività investigativa per quanto pronta nell’azione comporta comunque delle valutazioni e degli apprezzamenti che non garantiscono la colpevolezza dell’arrestato.
Solo la percezione diretta e immediata del reato e del suo collegamento inequivocabile con l’indiziato garantisce la legittimità dell’arresto.
In altre parole si vuole che la Polizia Giudiziaria assista alla commissione del crimine e subito dopo, come in guardie e ladri, si metta a correr dietro ai delinquenti che fuggono per trarli in arresto.
Accade così che mentre le vittime del reato sono ancora dentro gli uffici pubblici a fare la denuncia, i presunti criminali siano già fuori.
Avv. Andrea Agostini