LA DISABILITA’ DI LUCIA GIATTI E IL SUO INSEGNAMENTO
LA DISABILITA’ DI LUCIA GIATTI E IL SUO INSEGNAMENTO
“’Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi”.
Così sta scritto su una sedia donata dai ragazzi disabili della locanda sociale “Centrimetro zero” di Spinetoli, provincia di Ascoli Piceno, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che li ringrazia nel discorso di fine anno e commenta asserendo che la frase “esprime appieno il vero senso della convivenza”.
Ed è a queste parole che ho pensato quando ho letto la sentenza della Corte di Cassazione Civile, sezione III, n. 3691, depositata lo scorso giovedì 13 febbraio.
Si tratta della conferma della sentenza n.1710 della Corte di Appello di Ancona del 14/11/2017, che aveva sovvertito la pronuncia del 26 giugno 2013 del Tribunale di Ancona, sezione distaccata di Jesi.
E’ la storia della battaglia di Lucia Giatti nei confronti del suo comune, San Paolo di Jesi, provincia di Ancona.
Una donna affetta da disabilità motoria viene eletta consigliere comunale, ma non può accedere in autonomia alla sala consiliare per la presenza di barriere architettoniche.
I luoghi costringono la signora a farsi “guidare” e “trasportare” dai dipendenti comunali lungo due rampe di scale per essere poi messa su un “trattorino” fino ad arrivare all’ufficio pubblico.
Evidente la discriminazione in danno, la Gatti chiede, oltre al risarcimento, che venga realizzato un ascensore per disabili.
Ecco allora che un municipio piccolo da meno di mille abitanti, quello che in gergo viene definito un “comune polvere” perché dotato di così scarse risorse economiche da rischiare, in ogni momento, l’estinzione come luogo della politica in nome della continua ricerca di abbattimento dei costi, invece di farsi modello virtuoso di integrazione, si impegna fino alla Cassazione in una serrata battaglia legale.
Eppure la Corte di Appello di Ancona aveva saputo trovare una giusta misura.
Infatti essa pure non ravvisando nel Comune una volontà preordinata a discriminare il consigliere, rilevava comunque la potenzialità lesiva data dallo stato dei luoghi in danno dei diritti costituzionalmente garantiti ai portatori di handicap fisico e quindi, essendo stato realizzato in corso di causa l’ascensore per disabili, condannava l’ente pubblico semplicemente al risarcimento del danno di euro 15.000/00.
Insomma poteva chiudersi qui e invece no.
Il Comune insiste e ricorre alla Suprema Corte, che però impartisce una lezione di dignità, confermando la sentenza impugnata e con ciò riconoscendo nella sig.ra Lucia Giatti una vittima di discriminazione indiretta da parte della pubblica amministrazione.
Si chiude così una vicenda umana che segna l’affermazione del diritto del disabile di accedere in autonomia alla partecipazione della vita politica, ma soprattutto a mio avviso rende “il vero senso della convivenza” dove la diversità non può essere mai negazione di libertà.
Porto San Giorgio, li 16/2/2020.
Avv. Andrea Agostini