LO SCUDO PENALE AI VACCINATORI SA TANTO DI PESCE D’APRILE
LO SCUDO PENALE AI VACCINATORI SA TANTO DI PESCE D’APRILE
Il primo di aprile del 2021 rimarrà nella storia degli annali del diritto come il giorno in cui si intese fronteggiare la pandemia da covid-19 con un placebo giuridico, lo scudo penale ai vaccinatori.
Infatti il decreto legge 1/4/2021 n.44, all’art.3 dispone in parole semplici che non risponde di omicidio colposo o di lesioni personali colpose chi in ottemperanza al piano straordinario di vaccinazione anti Covid somministra secondo le dovute prescrizioni un vaccino autorizzato.
A prescindere dal fatto che secondo l’Agenzia Regolatrice Inglese dei Farmaci (MHRA) sono 7 le morti da coaguli di sangue conseguenti a 18 milioni di dosi somministrate di vaccino AstraZeneca, mi domando possa davvero immaginare una responsabilità penale in capo al medico o all’infermiere che, resa la dovuta informativa al paziente su possibili reazioni avverse, preso un prodotto legalmente in commercio e fornito dalla pubblica autorità, si limiti a fare un’iniezione sulla spalla.
Il che non vuol dire che si possa evitare a priori l’iscrizione nel registro degli indagati, che altrimenti si impedirebbe tanto alla magistratura di indagare a tutela della salute e della sicurezza di ognuno, quanto agli indagati di esercitare il diritto di una difesa tempestiva, ma è pacifico che per andare esenti da responsabilità penale è sufficiente rispettare le linee guida e le buone pratiche del caso, come prevede la legge Gelli Bianco, 8 marzo 2017, n. 24.
Stando così le cose allora perché prevedere uno scudo penale ai vaccinatori?
Una norma quando è giuridicamente irrilevante può avere un solo fine, quello della comunicazione politica, ma pure così fosse, si è colto nel segno?
L’irresponsabilità, come prevista dal decreto legge, qualunque sia il grado di colpa, è limitata al personale che compie materialmente la somministrazione al paziente, ma questi non sono i soli impegnati, penso ad esempio a chi si occupa di trasporto e conservazione del vaccino, come al personale amministrativo che ha la cura dei locali e dell’accesso e del deflusso dell’utenza.
Peraltro l’irresponsabilità è limitata alle conseguenze penali e non si estende a quelle civili ovverossia risarcitorie.
Nel momento in cui si chiede ad aziende private di farsi carico dell’onere della vaccinazione non sarebbe forse stato il caso di andare oltre e garantire maggiori tutele?
Medici e paramedici ancora attendono uno scudo che li protegga per avere operato lo scorso anno in emergenza, senza chiare linee guida e all’interno di strutture non sempre adeguate ai bisogni di tutela loro e dei pazienti.
A ciò si aggiunga che da che ci sono i vaccini, se ritenuti come si afferma presidi insuperabili nella lotta alle morti e alle più gravi lesioni da Covid-19, ogni decesso e ogni male è potenzialmente da attribuirsi all’incapacità governativa di un tempestivo approvvigionamento.
Su tutto ciò si tace e ancor più grave è che non si sia ancora prevista un’indennità doverosa per le vittime della pandemia come per quelle di eventuali effetti collaterali da vaccino, una soluzione questa che metterebbe al sicuro ogni operatore e ogni struttura da eventuali rischi di rivalsa.
“Noi siamo in guerra. Servono norme da guerra”, dice il capo della protezione civile nazionale Fabrizio Curcio.
Sarà, ma non ho mai saputo di guerre combattute con armi giocattolo.
Porto San Giorgio, li 4/4/2021.
Avv. Andrea Agostini