MENU’ CONGELATO: occhio alla frode
MENU’ CONGELATO: occhio alla frode
PENALE
Al ristorante occhio al menu e alla frode in commercio
Il noto chef stellato della televisione Antonino Cannavacciuolo nel dicembre scorso è rimasto coinvolto in una brutta vicenda: moglie e direttore del Bistrot di Torino a seguito di accertamento Nas e Asl denunciati a piede libero per tentata frode in commercio.
Il problema?
Il menu non riporta l’indicazione di alimenti congelati rinvenuti però nella cucina del ristorante (pesce, pasta, dolci e ortaggi).
Lo chef spiega trattarsi di prodotti per uso personale e non destinati ai clienti.
Come andrà a finire?
Lo anticipa la Corte di Cassazione, Sez. III, sentenza 1 febbraio 2018 n. 4735 che conferma la condanna di una piadineria di Rimini.
E’ reato di tentata frode nell’esercizio del commercio non indicare nella lista delle vivande che determinati prodotti sono congelati o surgelati.
In sostanza è tentata frode qualitativa spacciare per fresco ciò che fresco non è.
Non si pensi di aggirare l’ostacolo con un menu fotografico invece che descrittivo del prodotto o asserendo che la contrattazione con il cliente non è iniziata o addirittura che non vi è cliente alcuno nel locale al momento dell’accertamento.
Il consumatore ha diritto di sapere e pertanto il ristoratore ha l’obbligo di dichiarare la qualità della merce offerta.
Il menu rappresenta una precisa proposta contrattuale della qualità di alimenti e bevande, che se non veritiera costituisce un atto diretto in modo non equivoco a commettere il reato di frode nell’esercizio del commercio.
Pertanto nella lettura del menu, occhio agli asterischi che rimandano alla dizione “il prodotto “potrebbe” essere congelato”.
Da qui in poi non è più reato, è questione di fiducia nello chef.