SENZA UNA DONNA
SENZA UNA DONNA
E’ l’accusa mossa da Paola Petrucci, consigliera di parità della Regione Marche, a 6 sindaci neoeletti nei comuni di Arquata del Tronto, Force, Montegallo, Monte San Pietrangeli, Petritoli e Mercatino Conca, rei di avere nominato giunte di soli uomini.
Codice delle pari opportunità alla mano, la consigliera intima di rimuovere a stretto giro ogni discriminazione minacciando i sindaci inadempienti di trovarsi presto a dover rispondere in giudizio.
Una fatwa contro la misoginia?
La legge afferma sì che “il sindaco nomina, nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi, i componenti della giunta”, ma anche che “nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%, con arrotondamento aritmetico”.
Pertanto se la popolazione è inferiore ai 3.000 abitanti, come nei casi in questione, cosa accade?
Innanzitutto bisogna vedere cosa prevede lo statuto comunale “per garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte”, quindi come è formulato il decreto sindacale di nomina dove deve emergere la motivazione con l’istruttoria compiuta a prova dell’impegno profuso nel promuovere le pari opportunità.
Nella pratica si usa indire un bando pubblico per la selezione di donne disponibili a ricoprire la carica di assessore o semplicemente interpellare direttamente alcune consigliere elette o semplici cittadine, le quali, individuate perché munite di titoli e competenze, forti di un legame significativo con la comunità, capaci di condividere il programma elettorale del sindaco, abbiano ciascuna rifiutato la nomina.
Oltre ogni escamotage, la verità è che un corpo elettorale limitato rende difficile persino formare una lista con parità di genere – a giugno il Consiglio di Stato ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale -, figuriamoci una giunta.
Su tutto però valga il fatto che la scelta di un assessore da parte del sindaco è un atto politico strettamente fiduciario, che non può ricadere su un soggetto qualunque, solo per una questione di genere.
Concordo quindi con il Premier Mario Draghi, quando questi nel suo primo discorso al Senato del febbraio scorso, ebbe a dire che “la mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne”, precisando che “una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge”.
Porto San Giorgio, FM, li 31/10/2021.
Avv. Andrea Agostini