INCENDIO INDUSTRIALE: adesso chi paga?
INCENDIO INDUSTRIALE: adesso chi paga?
INCENDIO INDUSTRIALE, NUBE DI FUMO: ALLARME GENERALE
Piediripa di Macerata. Azienda di smaltimento di rifiuti speciali, all’improvviso esplosioni e fiamme per oltre 10 metri mentre una nube densa invade il quartiere per poi disperdersi anche nei comuni limitrofi.
Scatta l’evacuazione dei lavoratori dall’azienda, come di tutti i residenti e gli ospiti della zona. Nei comuni limitrofi si invita la gente a tenere le finestre chiuse e non uscire di casa. Vigili del fuoco da ogni parte della Regione accorrono e dopo diverse ore l’incendio è domato.
L’azienda rassicura la popolazione circa l’assenza di rischi per la salute e dichiara: “clorurati e solventi puri non ne abbiamo, quindi non c’è rischio diossine”, ma le Autorità invitano i consumatori a cautela nel consumare verdura e frutta e acqua.
Non un disaster movie, un film catastrofico, bensì la realtà appena consumatasi con protagonista la Orim spa.
La vicenda chiama alla memoria l’incendio Cosmari srl, consorzio di smaltimento rifiuti di Piane del Chienti di Tolentino, del luglio 2015, come più recente, maggio 2017, il rogo della Eco X, l’azienda di stoccaggio rifiuti di Pomezia.
La Procura della Repubblica valuterà se trattasi di reato di inquinamento o di disastro ambientale, sia pure per colpa e magari nell’ipotesi più lieve di mero pericolo.
Di qui le richieste di risarcimento del danno morale per il patema d’animo, il turbamento psichico pure transitorio, subito da chi risiede in prossimità dell’impianto produttivo dal quale è fuoriuscita la nube.
Il timore di una malattia, l’ansia di dover preservare la propria salute adottando misure prudenziali nel vivere quotidiano, sono stati liquidati 5.000 euro a ciascun ricorrente, quale valutazione prudenziale minima di danno morale liquidato in via equitativa nel caso di dispersione di diossina a Seveso, che nel 1976 interessò la Icmesa di Meda.
Assisteremo a ordinanze di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica del sito, come pure attenderemo l’esito delle indagini preliminari per avere maggiore contezza dell’accaduto, ma una domanda dobbiamo porcela tutti, subito.
Non tanto circa la responsabilità di impresa, la cultura della legalità nel tutelare il diritto all’ambiente e alla salute di ciascuno, l’onerosa pratica della sicurezza dei luoghi di lavoro, di tutto questo si interesserà la magistratura.
Penso piuttosto ai cittadini di Macerata, Petriolo, Corridonia, Morrovalle, Montecosaro, Monte San Giusto, che sono stati allertati dalle autorità.
Penso a noi tutti.
Chi può dirsi davvero informato del rischio derivante da uno stabilimento, dal suo processo produttivo, dalle sostanze che tratta, dagli incidenti che possono derivarne con effetti nocivi sull’uomo e sull’ambiente?
Ognuno ha diritto di sapere se vive in una zona a rischio industriale e deve essere messo nella condizione di conoscere preventivamente le pertinenti misure di autoprotezione, che piani di emergenza dedicati prevedono per mitigare gli effetti di qualsivoglia evento incidentale.
Mai dare messaggi allarmanti, ma neppure per quieto vivere mai sottovalutare i pericoli per la popolazione e omettere con ciò le necessarie informazioni di sicurezza.
Avv. Andrea Agostini