MARCHE SUD TRAFFICO IN TILT: DI CHI E’ LA COLPA E COSA FARE
MARCHE SUD TRAFFICO IN TILT: DI CHI E’ LA COLPA E COSA FARE
Sabato di esodo prenatalizio e si registrano 23 km di code sull’autostrada A14 Marche Sud, che hanno portato a congestionare ogni viabilità alternativa, dalla Strada Statale Adriatica SS16 alla Strada Provinciale 219 Ete Morto, la cosiddetta mezzina.
Tutti a dire dei sequestri preventivi dei viadotti autostradali disposti ex art.231 c.p.p. dal GIP del Tribunale di Avellino, dott. Fabrizio Ciccone, e richiesti dalla Procura della Repubblica, il Procuratore Capo dott. Rosario Cantelmo e il sostituto dott.ssa Cecilia Annecchini, quasi fosse colpa loro la paralisi del traffico autostradale, dovuta al restringimento ad una corsia per chiusura di quella di destra vicina alle barriere bordo ponte, mancanti dei necessari requisiti di sicurezza.
In verità abbiamo non solo che i sequestri dei viadotti intervengono a più riprese, da maggio a novembre 2019, ma soprattutto che l’omissione delle necessarie attività di vigilanza e messa in sicurezza è assai risalente negli anni.
E’ infatti il 28 luglio 2013 quando sul viadotto di Acqualonga si rompono i freni di un pullman, il guardrail non resiste all’urto e in 40 muoiono nell’impatto conseguente al volo di 25 metri nella scarpata sottostante.
Stando alla sentenza penale di primo grado del tribunale monocratico di Avellino, dott. Luigi Buono, la responsabilità di Autostrade per l’Italia Spa (Aspi), che nel mentre ha risarcito i familiari delle vittime, non ha riguardato i suoi vertici, bensì esclusivamente i direttori, succedutisi nel tempo, del tronco autostradale.
La sentenza è stata pertanto appellata dalla Procura di Avellino innanzi alla Corte d’Appello di Napoli e la prima udienza del 17 dicembre scorso è saltata a data da destinarsi per un difetto di notifica, ma ciò che rileva per quanto di nostro interesse è che nel frattempo si è aperto in corso d’anno un nuovo filone di indagine, volto a sostenere il difetto di manutenzione sia stato frutto di una precisa strategia aziendale di risparmio di spesa diffusa all’intero territorio nazionale, di qui il sequestro preventivo anche dei viadotti marchigiani.
Accertata in fase di indagine la pericolosità delle barriere bordo ponte, il dissequestro di alcuni viadotti è intervenuto il 20 dicembre a fronte di una soluzione di messa in sicurezza consistente in progetti definitivi presentati da Autostrade per l’Italia Spa, come approvati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit).
In particolare si tratta di dissequestro temporaneo di alcuni viadotti – Fosso San Biagio, Campofilone, Petronilla e non il Vallescura per il tratto marchigiano della A14 – per consentire i lavori di cantierizzazione necessari per la sostituzione delle barriere di sicurezza, con inizio previsto già per il 23 dicembre.
Ma occorreva davvero attendere dal 2013 l’intervento nel 2019 della Procura di Avellino perché ci si accorgesse del deficit di sicurezza dei guardrail autostradali da parte di Autostrade per l’Italia Spa?
Quanti milioni di persone hanno transitato negli anni a rischio della loro incolumità?
Il concedente Azienda Nazionale Autonoma delle Strade (ANAS Spa) quale attività di controllo ha esercitato sul concessionario Autostrade per l’Italia Spa?
E la nostra Regione cosa ha fatto in tutto questo tempo?
Infatti la Regione, in qualità di ente territoriale esponenziale degli interessi delle comunità stanziate sul suo territorio, nonchè titolare di competenza legislativa concorrente in materia di governo del territorio e di grandi reti di trasporto ex art.117 della Costituzione, oltre ad essere chiamata ad esercitare funzioni amministrative nel procedimento di approvazione di progetti relativi alla realizzazione di opere autostradali, deve considerarsi anche legittimata a verificare l’adempimento degli obblighi del concessionario autostradale nei tratti viari ricadenti nel suo territorio.
La Regione ha mancato nei controlli, ma almeno ora pretenda la gratuità o almeno una nuova più favorevole determinazione tariffaria del pedaggio autostradale.
E’ evidente infatti come oggi si sia in presenza di uno squilibrio tra la convenzione concessoria e il piano finanziario.
Allorquando risultano violati obblighi inerenti la realizzazione di opere e lavori previsti nella concessione autostradale, come quelli manutentivi di sicurezza, al punto tale da incidere negativamente sull’andamento della viabilità, della circolazione e dei trasporti in ambito regionale, la Regione non può stare a guardare.
Ma il salto di qualità potrebbe compiersi almeno dai sindaci delle comunità sulle quali si è riversata la paralisi del traffico autostradale.
Questi potrebbero chiedere non solo il rimborso delle spese sostenute per l’impegno della polizia locale e della protezione civile chiamate a gestire l’emergenza, ma anche il risarcimento per il disagio subito dai residenti derivante dall’inquinamento ambientale dovuto al rumore e ai gas di scarico degli automezzi.
Nel frattempo agli automobilisti bloccati per ore nel traffico segnalo come l’art.14 del Codice della Strada preveda l’obbligo, in capo agli enti proprietari delle strade e per quelle in concessione ai concessionari, di garantire oltre che la sicurezza anche “la fluidità della circolazione”, di qui la possibilità di chiedere un risarcimento del danno sofferto.
Il traffico in tilt a seguito dei sequestri preventivi era assolutamente prevedibile, giusto quindi Regione, Sindaci e automobilisti facciano valere le proprie ragioni.
Porto San Giorgio, FM, li 21/12/19.
Avv. Andrea Agostini