Natale senza il nome di Gesù? Triste ma vero.
Natale senza il nome di Gesù? Triste ma vero.
Il Natale a scuola in nome di Gesù
In una galassia non troppo lontana, i bambini sono prigionieri. Strappati via da mamma e papà, essi vengono condotti da nuove creature artificiali, genitori 1 e 2, in un luogo di detenzione, la famigerata scuola dell’integrazione, dove ogni tradizione culturale è bandita.
Tolti i crocifissi dalle aule, nessuna sensibilità viene più urtata e le giornate si succedono uguali tra loro fino all’arrivo della recita natalizia, quando alcuni bambini colmi di gioia nel cuore chiedono si canti il nome di Gesù.
Come d’incanto ecco allora che la prigione si apre al buon senso.
“Su, brindiamo! Festeggiamo! Questo è il giorno di Gesù”, e così in coro cantando i bambini festanti tornano nelle case per augurare ai propri cari un “Buon Natale in allegria”.
Una favola dei tempi moderni? No.
E’ la realtà contemporanea delle elementari di Riviera del Brenta in Veneto dove le maestre che avevano omesso il nome di Gesù dalla canzone natalizia per rispetto dei non cattolici, sono state costrette a ripristinare il testo originale in forza di una petizione scritta da una bambina di 10 anni e sottoscritta dai suoi compagni di scuola.
Accade così che una piccolina sale in cattedra a insegnare ai grandi che l’attività di culto religioso si pone sullo stesso piano di qualsia altra attività parascolastica facoltativa, sia essa culturale, sportiva o ricreativa.
Un concetto elementare di laicità dello Stato eppure non semplice da comprendere se è vero che è stato necessario addirittura l’intervento del Consiglio di Stato, sez. VI, sentenza 27 marzo 2017, n. 1388, per riformare quanto deciso dal Tar Emilia Romagna, sentenza 9 febbraio 2016, n. 166, che aveva invece ritenuto fosse illegittimo concedere, pure che in orario extrascolastico e con gli alunni accompagnati dai familiari, l’uso dei locali scolastici ai parroci per la Benedizione della Pasqua.
Un braccio di ferro questo nelle scuole pubbliche tra laici e cattolici, che ci valse all’epoca della decisione della corte bolognese la prima pagina del New York Times.
All’epoca non lessi quella pagina di giornale, forse perché ieri come oggi preferisco le favole dal lieto fine dove una piccolina insegna a tutti noi adulti i valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di rifiuto di ogni discriminazione, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità.
E’ la laicità dello Stato italiano cantata da una bambina nel nome di Gesù.
Porto San Giorgio, FM, li 2/12/18.
Avv. Andrea Agostini