NIGERIANO MANDA IN OSPEDALE UN CARABINIERE
NIGERIANO MANDA IN OSPEDALE UN CARABINIERE
NIGERIANO MANDA IN OSPEDALE UN CARABINIERE
COME E’ POSSIBILE?
Fermo. Quartiere Tirassegno. Un uomo di cittadinanza nigeriana infastidisce residenti e passanti finchè intervengono i carabinieri e uno di questi, aggredito dall’uomo, finisce in ospedale.
Convalidato l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, il criminale attenderà il processo in carcere.
Sembra infatti che questi, disoccupato, non abbia saputo giustificare come faccia a mantenersi e a pagare l’affitto dell’appartamento dove risiede in Viale Trento.
L’uomo arrivato in città con il progetto S.P.R.A.R. (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), sembra ne fosse uscito da circa 6 mesi in attesa dell’accettazione della domanda di asilo, rigettata però in primo grado e in appello e per la quale pende ricorso in Cassazione.
Lungi da me esprimere opinioni sulla reale capacità integrativa, sociale ed economica, di una politica delle porte aperte dove ogni migrante rende al sistema di accoglienza gestito dagli enti locali 35 euro al giorno, ma esistono dati oggettivi dai quali non si può prescindere.
Le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale respingono più della metà delle domande.
Tanti quanti sono i dinieghi, altrettanti sono i ricorsi giudiziari.
Infatti se il diniego non viene impugnato, decorsi i termini per ricorrere al giudice scatta per il richiedente l’obbligo di lasciare l’Italia.
Ricorrere peraltro al ricorrente costa nulla stante il gratuito patrocinio da cui discende il business legale dei professionisti del diritto dell’immigrazione, i cui ricorsi in un terzo dei casi viene accolto da giudici.
La permanenza in Italia è quindi garantita dai tempi lunghi della nostra giustizia dove il primo grado dura mediamente da 12 a 17 mesi, l’appello 10 mesi, si aggiunga infine la Cassazione e il gioco è fatto.
Eppure qualcosa si muove, anzi si è mosso.
Va riconosciuto il merito al Ministro Minniti di avere preso atto del problema della durata delle procedure giudiziarie e di essersi adoperato per una significativa riduzione dei tempi.
Il Decreto Legge 17 febbraio 2017 n.13, convertito poi con modificazioni in legge 13 aprile 2017 n.46, ha infatti introdotto nel decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, l’art.35 bis.
I procedimenti giudiziari introdotti dal 16 agosto 2017 sono così caratterizzati da un nuovo più snello modello processuale e da tempi ridotti rispetto al passato: 30 giorni per ricorrere contro il diniego, 4 mesi di giudizio, 30 giorni per impugnare, 6 mesi di Cassazione, totale 1 anno e 2 mesi.
Presto per dire se questi tempi verranno rispettati, ma certamente, una considerazione ora è possibile.
Qualunque sia la durata della procedura giudiziaria, una volta che la commissione territoriale ha negato il riconoscimento della protezione internazionale, il migrante in corso di causa non può assolutamente essere abbandonato a se stesso.
Okoh Matthew, 35 anni, nigeriano richiedente asilo così insegna.
Avv. Andrea Agostini