Porto Sant’Elpidio verso il Daspo Urbano, di cosa si tratta?
Porto Sant’Elpidio verso il Daspo Urbano, di cosa si tratta?
Il primo di aprile il Consiglio Comunale di Porto Sant’Elpidio sarà chiamato a introdurre in città il Daspo urbano.
Introdotto nella primavera 2017 dal decreto sulla sicurezza delle città, il Decreto legge n.14/2017, voluto dall’ex ministro degli Interni Marco Minniti, il Daspo Urbano colpisce chi ostacola l’accessibilità e la fruizione delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze, nonché le aree urbane su cui insistono scuole, università, musei, aree culturali o comunque interessate da consistenti flussi turistici.
A ottobre vi è stato un rafforzamento da parte dell’attuale titolare del dicastero, Matteo Salvini, con il Decreto Legge n.113/2018, che ha ricompreso nel Daspo Urbano anche le aree su cui insistono presidi sanitari e quelle destinate a fiere, mercati, pubblici spettacoli o adibite al verde pubblico.
In buona sostanza viene conferito al Sindaco il potere di adottare un ordine di allontanamento di 48 ore comminando pure una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 300 euro.
A questo, che in gergo si definisce Mini Daspo Urbano, segue in caso di recidiva, il vero e proprio Daspo Urbano con cui il Questore dispone un allontanamento la cui durata massima è stata estesa in riforma da sei mesi ad un anno, che può arrivare a due anni se l’interessato è già stato condannato per reati contro la persona o il patrimonio.
L’inosservanza del Daspo è punita con la reclusione da uno a due anni.
Il fine di tali misure è quello di combattere l’abbandono di aree cittadine strategiche, così da sottrarle a soggetti che vi stazionano, magari svolgendo attività abusive o moleste, e che impediscono di fatto alla collettività di fruire liberamente e serenamente di spazi pubblici.
Crescendo il sentimento di disagio e di insicurezza della popolazione, le norme in questione purtroppo non contengono un’elencazione delle condotte incriminate, ma rimettono a ogni comunità di intervenire sulla propria microcriminalità, espressione di degrado sociale e ritenuta di danno alla vivibilità e alla sicurezza delle aree urbane.
Trattandosi di condotte indeterminate, accade così di assistere da parte delle amministrazioni comunali a veri e propri sforzi descrittivi circa i tempi e soprattutto le modalità dello stazionamento e/o dell’occupazione vietati a volte assai curiosi, specie quando di contrasto all’esercizio della prostituzione.
Comunque sia, la pratica delle diverse città che hanno introdotto tale misura mostra come ad essere colpiti siano stati soprattutto i parcheggiatori e i venditori abusivi, ma anche lavavetri, ubriachi, writers e questuanti.
Le amministrazioni, provata l’efficacia della misura, sono ora impegnate attraverso i regolamenti di polizia urbana ad individuare sempre più aree territoriali dove potersi applicare il Daspo Urbano.
L’attenzione si rivolge così ai centri storici, alle aree con maggiore affluenza turistica e a quelle dove si svolge la vita notturna.
Ritengo però una tale misura debba interessare soprattutto le scuole e le cosiddette piazze dello spaccio, così da allontanare chi fosse intento a vendere stupefacenti e preservare i nostri giovani.
Porto San Giorgio, FM, li 31/3/19.
Avv. Andrea agostini