SUICIDIO ASSISTITO: LE MARCHE CHIAMANO ROMA
SUICIDIO ASSISTITO: LE MARCHE CHIAMANO ROMA
In attesa che la Corte Costituzionale il prossimo 15 febbraio decida dell’ammissibilità del quesito referendario circa l’abrogazione parziale dell’art. 579 c.p., omicidio del consenziente, sono le Marche il centro del dibattito sul suicidio assistito.
Infatti l’anconetano Mario, 43 anni, ex camionista che a causa di un incidente stradale è tetraplegico dal 2010, ha appena saputo dall’azienda sanitaria unica regionale quale farmaco potrà iniettarsi per spegnere la propria vita.
La vicenda prende le mosse dal caso noto del fine vita di Fabiano Antoniani (dj Fabo), imputato Marco Cappato, con la Consulta, sentenza n.242 del 2019, che dichiara l’incostituzionalità dell’art.580 c.p. laddove punisce “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”.
Mario è il primo paziente a chiedere il suicidio medicalmente assistito e deve invocare il tribunale di Ancona perché ordini ad Asur Marche di attivare la procedura di verifica delle condizioni previste dal giudice delle leggi, le quali vengono confermate dal comitato etico Asur Marche cui segue da parte del gruppo tecnico l’individuazione del farmaco letale.
I giudizi si dividono tra chi esulta e chi si rattrista, chi grida di libertà, chi si interroga di etica.
Invece io mio domando perché siamo nel 2022 alla presenza di un uomo profondamente malato, che con forza combatte da oltre 15 mesi una battaglia legale per far valere il diritto al suicidio medicalmente assistito come statuito nel 2019 dalla Corte Costituzionale?
Qualcuno ricorda a dicembre scorso la Camera semideserta discutere del testo unico sul suicidio medicalmente assistito e differirne la trattazione a dopo l’elezione del Presidente della Repubblica?
La verità è che quando un Parlamento non funziona e non legifera, non solo si mettono in difficoltà i giudici, chiamati a sostituirsi al legislatore e a dare risposte ai cittadini, ma soprattutto si recano sofferenze intollerabili, come quella cui Mario è stato finora costretto.
Porto San Giorgio, FM, li 13/2/2022.
Avv. Andrea Agostini